26 luglio 1956: inizia la crisi di Suez

60 anni fa l’Egitto di Nasser nazionalizzava il canale. L’intervento anglo-francese non riporterà gli equilibri prebellici nelle colonie al tramonto

La crisi di Suez evidenziò più di ogni altro evento internazionale che il vecchio mondo prebellico delle potenze coloniali inglese e francese era tramontato per sempre. 

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Ad agosto si va all’egizio

Uno scorcio della mostra ancora allestita al Museo Egizio e dedicata all’influenza del culto delle divinità egizie a Pompei e nell’Italia meridionale

Un mese «ruggente» quello d’agosto al Museo Egizio. Oltre ai turisti che a Torino fanno immancabilmente tappa in via Accademia delle Scienze 6, anche i torinesi possono scoprirne alcuni aspetti inusuali attraverso visite guidate speciali, laboratori e incontri pensati in particolare per le famiglie. 

Sabato 30 e domenica 31 luglio e sabato 6 e domenica 7 agosto alle 10, appuntamento con «Chi vuol esser faraone? L’antico Egitto in pillole»: durante l’incontro, condotto in forma di quiz, i piccoli visitatori, accompagnati dai loro genitori, si troveranno a dover risolvere enigmi, andando alla ricerca della risposta corretta da fornire all’egittologo che li guiderà, incappando, talvolta, in soluzioni davvero inattese. Appuntamento per bambini da 6 a 11 anni; costo 5 euro per adulti e bambini (biglietto di ingresso escluso). 

Giovedì 4 agosto alle 16 visita guidata su «La donna al tempo dei faraoni», occasione per mettere in luce gli equilibri, gli obblighi e i diritti che essa aveva in ogni ambito della sua esistenza, dalla quotidianità alla sfera funeraria. Attraverso una dettagliata analisi dei corredi privati rinvenuti nelle tombe, come ad esempio la dotazione intatta ritrovata nella tomba di Kha e Merit, una coppia vissuta oltre 3000 anni fa, la visita vuole essere uno spaccato di assoluto interesse, capace di riportare alla luce le usanze e il ruolo della donna all’epoca dell’antico Egitto. Prezzo al pubblico: euro 7 (biglietto di ingresso escluso). 

Giovedì 11 agosto alle 16 verranno svelati i rudimenti della lingua egizia e della scrittura geroglifica durante la visita guidata «Parole d’Egitto: il segreto dei geroglifici». Un egittologo selezionerà accuratamente alcuni dei capolavori e dei monumenti della collezione museale, e aiuterà il pubblico a scoprirne il mistero alla base della produzione. Iscrizione dopo iscrizione, formula dopo formula, i visitatori più audaci avranno l’opportunità di cogliere alcuni «trucchi del mestiere» addentrandosi nei segreti di una scrittura a prima vista impenetrabile. Prezzo al pubblico: 7 euro per adulti e bambini (biglietto di ingresso escluso). 

Sabato 13 e domenica 14 alle 10,10 «Geroglifici,che emozione!». Grazie all’aiuto di un egittologo museale, ai visitatori ed i loro accompagnatori, verrà rivelato il funzionamento base dell’intrigante scrittura geroglifica. Un’occasione per poter osservare con attenzione i reperti egizi, alla ricerca di nomi, formule ed espressioni individuabili nei testi e sugli oggetti custoditi dal Museo. Rivolta ai bambini dai 6 agli 11 anni, la visita costa 5 euro.  

Giovedì 18 agosto alle 16 «Il lavoro nell’Egitto faraonico»: tra curiosità e aneddoti i visitatori potranno conoscere i diversi lavori di questa antica civiltà, che spaziavano dall’ambito domestico e agricolo a quello commerciale, artigianale e templare. Prezzo al pubblico: 7 euro (biglietto di ingresso escluso). Giovedì 25 agosto alle 16 il Museo Egizio dedica un percorso agli aspetti più affascinanti della religione ufficiale e della più intima dimensione spirituale degli antichi abitanti della Valle del Nilo. La visita guidata intitolata «Divinità e spiritualità nell’antico Egitto» propone al pubblico una curata selezione di reperti, capaci di testimoniare la pratica di antichissimi culti religiosi, sia pubblici sia privati, tramandati con assoluto rigore. Costo: 7 euro (biglietto di ingresso escluso). La visita è replicata sabato 27 e domenica 28 agosto alle 10,10. 

Per tutte le attività è obbligatoria la prenotazione allo 011/44.06.903 oinfo@museitorino.it.

Christian Jacq: “Ecco perché siamo stregati dalla magia dei faraoni”

L’egittologo di rango e campione della letteratura popolare: “Il boom attuale dell’antico Egitto? È nel mix di saggezza e tesori. In me l’archeologo e l’autore di bestseller convivono bene. Anzi si aiutano a vicenda”

Schermata 2016-02-17 alle 08.12.59Tutti pazzi per l’antico Egitto: in Italia, ma non solo, chi legge libri, così come chi frequenta mostre e musei, è sempre più affascinato dalla sua storia, dai suoi misteri, dalle sue leggende. Come dimostra il successo di Christian Jacq, egittologo di rango e campione della letteratura popolare: l’ultimo romanzo giallo della serie “Il figlio di Ramses”, intitolato “La città sacra”, è appena uscito ed è già in classifica. In questa intervista lo scrittore ci spiega, dal punto di vista di un appassionato di lungo corso, il perché di tanto interesse per un mondo “che ci offre una visione globale della vita”.

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Tutti pazzi per Eshtebak (Clash)

Egitto: Tutti pazzi per Eshtebak (Clash), cinema presi d’assalto e code interminabili. Inutile il tentativo dei servizi di sicurezza di bloccarlo

Egitto: Tutti pazzi per Eshtebak (Clash), cinema presi d’assalto e code interminabili. Inutile il tentativo dei servizi di sicurezza di bloccarlo

Il primo giorno dell’uscita del film Eshtebak (Clash) nelle sale egiziane attraverso “MAD Solutions” ha raggiunto un’affluenza enorme di pubblico. Un fiume di gente dalla mattina alla sera in coda davanti ai cinema, è stato necessario aprire sale aggiuntive e aggiungere altri orari (e così ieri 39 sale dal Cairo ad Alessandria hanno proiettato Clash, con la conferma dei sindacati che giovedì prossimo, visto il successo, saranno aumentate le sale). Eshtebak ha partecipato a Cannes 2016, il sito Hollywood Reporter lo ha scelto tra uno dei migliori dieci film di questa edizione del festival. Il regista Mohamed Diab ha ricevuto una lettera dall’attore Tom Hanks che loda il film, stessa cosa anche da parte di Daniel Craig “James Bond”. Quando è arrivato al Cairo l’autorità egiziana ha bloccato la proiezione del film «per motivi di sicurezza», hanno detto. Ma dopo una lunga “lotta” i servizi di sicurezza hanno accettato di farlo uscire nei cinema con una serie di richieste (dal saluto ai militari egiziani che hanno salvato il Paese al colpo di stato contro Morsi, poi avevano chiesto di postare scene che attaccavano i fratelli musulmani e altre cose ancora). Ma il regista del film Mohamed Diab non ha accettato e ha fatto semplicemente un messaggio internazionale spiegando che il film non è rivolto nè ai militari nè ai fratelli musulmani. Ma il film offre un invito alla riconciliazione tra gli egiziani dopo gli scontri a causa delle differenze politiche. «Quando la rivoluzione esplose nel 2011, per un paio di mesi abbiamo provato l’esperienza meravigliosa dell’unità – spiega Diab – Poi tutto è cambiato e oggi le divisioni all’interno dell’Egitto sono così violente che gli appartenenti a entrambe le fazioni si uccidono senza pensarci. Tutto il film si svolge in un cellulare, un blindato della polizia perché così si sentono gli egiziani: divisi, ma intrappolati».
Alla fine comunque ha vinto il film che grazie alla partecipazione internazionale di Francia, Emirati Arabi Uniti, Germania (che sono partner nella produzione), hanno spinto sul Governo che ha ceduto e ieri sera c’è stata la risposta del popolo egiziano che è accorsa in massa. Non sono mancati applausi e discussioni, perché alla fine riavvolgendo il nastro del tempo un po’ tutti si sono immedesimati nei personaggi della pellicola. Clash è il racconto in tempo reale di una giornata qualsiasi durante le sommosse avvenute al Cairo nel 2013 dopo la sollevazione del presidente Morsi da parte dei militari. Mentre la città è attraversata da sostenitori dei Fratelli musulmani e dell’esercito, un giornalista egiziano-americano e il suo fotografo vengono arrestati dai soldati e gettati dentro un blindato. Qui man mano che il tempo passa saranno raggiunti da altri detenuti: un padre e il giovane figlio, raggiunti dalla moglie che non vuole lasciarli, due amici, un vagabondo e vari altri personaggi, schierati ciascuno ai lati opposti della barricata. E man mano che passa la giornata e che il furgone si riempie, sotto il sole cocente mentre fuori impazza la guerra civile, i nemici cercheranno con difficoltà di fare fronte comune per sopravvivere. Dentro al blindato, infatti, troviamo islamisti fanatici e laici arrabbiati, giornalisti in cerca del servizio della vita e ragazzi sfortunati. L’odissea di questo sfortunato gruppo di persone diventa, neanche troppo velatamente, la sineddoche ideale. In Eshtebak, non mancano i simboli e i riferimenti facili, anche per lo spettatore meno esperto della situazione mediorientale e egiziana.
La messa in scena di Diab è a tratti spettacolare e di grande effetto per tutto ciò che riguarda quello che avviene per la strada. Il finale poi è da brividi, e ricorda quasi un film horror; non ci sono mostri, non esiste un solo cattivo, ma mostra la vera faccia di uno degli orrori più grandi di tutti, la guerra civile, quella che non guarda in faccia nessuno e che non conosce alcuna pietà.

5 libri sul terrorismo

Il terrorismo è la piaga che sta mettendo in crisi le certezze dell’Occidente. Ecco qualche lettura per comprendere meglio il fenomeno. 

Tra i nemici della società occidentale contemporanea, il terrorismo di matrice islamica rappresenta il più violento e spaventoso. Eppure, al di là di facili pregiudizi e luoghi comuni, le sue origini e le sue cause non dipendono solo dalla deviazione criminale del messaggio religioso: la nostra società, la nostra cultura e la nostra storia sono corresponsabili in vari modi nella genesi del fenomeno terroristico
 
Per comprenderlo meglio abbiamo selezionato alcuni libri tra i più recenti e interessanti che trattano l’argomento. Una lista di letture in grado di fornire più ampi strumenti per un’analisi corretta di ciò che ci sta accadendo. 
 
cop“La terza guerra mondiale e il fondamentalismo islamico”, di Domenico Moro 
Efficace saggio di geopolitica che spiega come la diffusione dell’estremismo islamico sia da attribuire alla destabilizzazione dell’area mediorientale e nordafricana causata dalle politiche imperialistiche occidentali. Ciò che accade in Medio Oriente è da inserire nel più ampio contesto dei conflitti ideologici ed economici che coinvolgono Stati Uniti, Europa, Russia e Cina. Uno sguardo più ampio e oggettivo che aiuta a capire, allontanando il lettore da facili e pericolosi pregiudizi e ipocrisie. 
(Edito da Imprimatur) 
 
GZW0460009“Non avrete il mio odio”, di Antoine Leiris 
Breve e toccante testimonianza di Antoine Leiris, giornalista francese che ha perso sua moglie il 13 novembre 2015, uccisa al teatro Bataclan di Parigi. Rimasto solo con suo figlio, Leiris lancia un potente messaggio: non cedere all’odio, non dare ai terroristi alcuna soddisfazione. Combattere la violenza con l’amore. 
(Edito da Corbaccio) 
 
download.jpeg“I figli di Ares. Guerra infinita e terrorismo”, di Umberto Curi 
Sono gli squilibri economici fra le diverse aree del pianeta a causare i conflitti e il terrorismo. La lotta contro la povertà risulta dunque il miglior metodo per fermare la violenza generata dalla disperazione. Questi gli argomenti attorno a cui ruota questo breve saggio del filosofo Umberto Curi. 
(Edito da Castelvecchi) 
 
cop (1)“Terrorismo occidentale. Da Hiroshima ai droni”, di Noam Chomsky e Vltchek Andre 
Un grande studioso e un giornalista d’inchiesta osservano e analizzano senza preconcetti e fuori dagli schemi alcuni dei peggiori crimini compiuti dall’Occidente dal secondo dopoguerra fino ai giorni nostri. Capitalismo, imperialismo, interessi economici, sete di potere e di ricchezza sono gli elementi che hanno alimentato lo scatenarsi di violenze, sopraffazioni e conseguenti risposte colme di sangue. 
(Edito da Ponte alle Grazie) 
 
cover“Psicologia del terrorismo”, di John Horgan 
Un testo scientifico, dedicato soprattutto agli addetti ai lavori, ma che si presenta interessante anche per chi è semplicemente incuriosito al tema della psicologia del terrorismo. Un’indagine approfondita dei processi psicologici che avvengono nella mente di uomini votati al terrore, con interviste e numerosi casi di studio esemplificativi. 
(Edito da Edra) 

Sarà un lungo pomeriggio di sangue

“Se una di queste merde dovesse colpire qualcuno della mia famiglia, sarei disposto a mollare tutto per andare a farne fuori più che posso di quei bastardi musulmani”
Questa è una frase che ho sentito oggi in un bar, tra avventori che commentavano l’ennesima strage targata Isis. L’uccisione di tanti civili innocenti nel cuore della ormai non più sicura Europa, sta scatenando una pericolosa deriva razzista a sfondo religioso.

Riflettiamo solo per un attimo su quella frase.
Innanzi tutto balza all’occhio il fatto che l’uomo che l’ha pronunciata riversa il suo odio sui musulmani. Certo, i boia dell’Isis si professano musulmani, si autoproclamano ferventi musulmani che applicano alla lettera il volere di Allah. Ma se un gruppo di fanatici cristiani seminasse terrore e morte nel cuore dell’Africa, uccidendo mediante crocifissione dei musulmani, ci sentiremmo responsabili in quanto cristiani?
O condanneremmo con tutta la forza che abbiamo simili nefandezze?
Ad oggi, i fanatici dell’Isis hanno ammazzato molti più musulmani che cristiani. 
Da ciò derivano due immediati e banali postulati:
1) l’odio crescente verso i musulmani in genere è immotivato e mal diretto dato che sono loro i primi a patire lutti da questa follia. Senza contare che tali azioni, attirano odio e discriminazione proprio nei confronti dei diversi e dei fedeli dell’Islam in particolare, che sicuramente stanno andando incontro ad un periodo meno facile
2) si avverte la mancanza di una forte condanna da parte sia delle autorità musulmane che dalla base dei fedeli. Tornando all’esempio di prima, se alcuni cristiani uccidessero mediante crocifissione dei musulmani, sicuramente la chiesa cattolica, e in primo luogo il Papa, non esiterebbe un solo istante a condannare, scomunicare e condannare all’inferno in nome di Dio quei criminali. Solo oggi si avvertono le prime reazioni delle autorità dell’Islam, che dovrebbero emettere una fatwa contro chiunque utilizzi il nome di Allah per perpetrare simili nefandezze. La voce delle massime autorità religiose dovrebbe alzarsi forte per condannare simili episodi ascrivibili più ai barbari che a persone civili.
E visto che la voce della fede può essere manipolata soprattutto nei confronti di interlocutori di bassa cultura, a maggior ragione le indicazioni delle massime autorità religiose dovrebbero essere nette e chiare e le condanne inappellabili, per evitare che gli episodi di terrorismo si moltiplichino a dismisura per inevitabili tentativi di emulazione.

Ma torniamo per un attimo alla frase iniziale di questo breve articolo:
“Se una di queste merde dovesse colpire qualcuno della mia famiglia, sarei disposto a mollare tutto per andare a farne fuori più che posso di quei bastardi musulmani”
A pensarci bene, lo stesso identico ragionamento lo stanno facendo i pazzi che imperversano in questi giorni seminando morte e terrore in Europa. La Francia e l’America si sono resi responsabili di distruzioni, bombardamenti su civili, imposizioni di regimi nel nome della democrazia, massacri… un lungo, lunghissimo elenco, che vede le nazioni europee (e l’America) decidere della vita e della prosperità di intere nazioni. Dittatori imposti e rovesciati, stati smembrati, sempre sulla pelle di popoli che hanno subito le decisioni prese in stanze del potere lontane da loro migliaia di chilometri, che nulla dovrebbero decidere. Il dio denaro, il dio petrolio, il commercio di armi, la brama di potere. Negli ultimi anni queste popolazioni (un tempo sprofondate nell’ignoranza imposta dai regimi che modificavano i libri e la storia) grazie anche a internet e al web, stanno prendendo coscienza, cominciano a rendersi conto che i massacri che hanno subito per anni e decenni, erano stati decisi nelle stanze del potere dell’occidente. Le nuove generazioni hanno una consapevolezza differente. Vedono la differenza dello stile di vita che hanno con quello occidentale. E la rabbia monta. E stanno dicendo, urlandocelo sul muso: “Queste merde hanno colpito la mia famiglia, il mio popolo, e sono disposto a mollare tutto per andare a farne fuori più che posso di questi bastardi”

Già. Noi ora ci scandalizziamo per due morti a Ruen, per 85 morti a Nizza, per i morti di Parigi e per i morti che ci saranno domani. Ma quanti morti noi occidentali abbiamo fatto in quei paesi per tutelare i nostri interessi, per garantirci uno stile di vita elevato, mentre le popolazioni di quelle nazioni a stento sopravvivevano? 

E’ stata una mattinata lunghissima, una mattinata in cui l’occidente, imponendo e rimuovendo a suo piacere governi fantoccio, ha spadroneggiato in lungo e in largo su ricchezze che non le appartenevano, fregandosene delle migliaia di morti fatti dai regimi fantoccio, o dalle guerre create ad hoc per sostituire i governi fantoccio con fantocci più accondiscendenti. Vogliamo fare la stessa cosa anche oggi, in Libia. Dove non ci sta bene nessuna delle due fazioni in lotta tra di loro, e dove vorremmo imporre un fantoccio più disponibile verso il ricco occidente. 

La mattinata è stata lunghissima e ora sta cominciando un pomeriggio altrettanto lungo, fatto di lupi solitari, di invasati disposti al martirio pur di incrinare la sicurezza sociale dell’occidente. Non smetteranno. Non lo faranno, anzi, a mio avviso gli attentati aumenteranno. Aumenteranno i piccoli attentati perpetrati da invasati desiderosi di finire nelle cronache. E aumenteranno i grossi attentati volti a far aumentare la percezione di mancanza di difese da parte dei nostri governi. E’ una lotta impari. Individuare i lupi solitari è praticamente impossibile. Individuare i branchi addestrati lo è forse meno dato che hanno la necessità di comunicare tra di loro. Sarà una guerra combattuta sul web. Ogni volta che qualcosa sfuggirà nella rete, conteremo i morti nelle nostre strade.

E’ appena cominciato il pomeriggio, e si preannuncia un lungo pomeriggio di sangue, nel quale a poco a poco le nostre sicurezze cadranno come castelli di carte quando si alza il vento. Tutti gli analisti sono concordi nel dire che ci vorrà almeno un decennio prima di estirpare il fenomeno. Sarà un lungo pomeriggio… ma le basi di questa giornataccia probabilmente le abbiamo messe proprio noi nella scorsa mattina.

In attesa dei vostri commenti….

Solo i musulmani possono sconfiggere l’Isis

La tragedia si ripete e ancora una volta colpisce innocenti, persone inermi che non hanno nessuna colpa, nessun debito. Bruxelles, Parigi, Dacca… ma non solo… Tunisia, Turchia, Egitto… la scia di sangue lasciata dai militanti del Califfato non sembra avere fine. 

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